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Crisi delle PMI: 5 cause che le portano al fallimento e come se ne può uscire

Purtroppo fondare start-up o PMI, spesso, per tanti piccoli imprenditori è un sogno. Al giorno d’oggi poi le ricerche su Google ingannano un po’ tutti. Basta vedere, per esempio, alcuni tutorial come questo, per ritenersi già pronti a fare successo. La realtà di oggi, invece, ci dice bene altro e che le piccole imprese sono propense al fallimento.

Per fortuna ci sono società di consulenza aziendale per imprese in crisi che riescono grazie al proprio operato, ai propri servizi, alla conoscenza ampia sulle liquidazioni a norma di legge e perché no a un’eventuale presa in carico amministrativa a salvare le piccole società, che stagnano in difficoltà estreme. Ostacoli che derivano da tante cause e che comportano, a catena, non solo la morte di un sogno, ma anche conseguenze amministrative gravi e licenziamenti per i dipendenti stessi.

E quindi quali sono i motivi che portano un imprenditore al fallimento, se non intervengono fattori esterni a salvarlo?

La causa principale: mancanza di liquidità

Genericamente molti esperti del settore collegano il fallimento dell’impresa a una mancanza di liquidità finanziaria o alla mancata possibilità di poter accedere più al credito. In parte questo è vero, se si pensa che, come spiegato qui, le banche odierne hanno un atteggiamento poco generoso nei confronti delle PMI, mentre elargiscono credito facilmente alle grandi imprese.

Il motivo è spesso legato al fatto che il tasso di interesse delle piccole non rende quanto quello a favore delle grandi. Si tratta di un discorso complesso, che può essere visto nei dettagli in questa specifica relazione che confronta i dati OCSE e la situazione delle PMI.

Seconda causa: la mancanza di competenza del business

Bisogna, tuttavia, andare oltre la questione puramente della liquidità e guardare verso un orizzonte di prospettiva. Ciò che porta spesso alla fine di un’impresa è la mancanza di formazione.

A volte si fanno passi grandi spinti dalla brama di successo, dalla passione e dalla competenza settoriale. Queste, purtroppo, non sono sufficienti. Mancano talvolta delle competenze di base collegate alla capacità di gestire il business.

Terza causa: poca originalità

Altro neo in ottica di un futuro di una società è la poca originalità della proposta in un mercato, come quello odierno, che non ha più solo la concorrenza locale e nazionale, ma internazionale.

Così l’imprenditore non si focalizza sull’esperienza di acquisto del cliente che è la carta vincente, ma sul prodotto proposto. Il consumatore, ormai, di quel prodotto X ne ha già conoscenza e magari cambia o sceglie un altro competitor.

Quarta causa: visione poco chiara

Altra mancanza grave è la poca chiarezza dell’obiettivo dell’azienda. In particolare mancano metodo e controllo soprattutto negli step intermedi, che, invece, sono fondamentali.

Servono molte analisi sul prodotto e sul suo possibile successo prima di gettarsi a fare impresa.

Quinta causa: poco controllo delle spese giornaliere

Altro atteggiamento fallimentare è quello di chi non ha uno staff alla guida capace di gestire in modo perfetto i flussi cassa giornalieri, i debiti a cui adempiere e le spese quotidiane.

Così alla fine si arriva al risultato che i rubinetti si chiudono, perché non c’è più serbatoio a cui attingere. Per cui prima di pensare a sognare in grande bisogna in realtà studiare bene il proprio prodotto e come portarlo al successo, poi si fa il resto.