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Emgality: qualcosa di nuovo sull’ orizzonte dell’emicrania

L’emicrania può avere diverse forme, tra le più comuni ci sono l’emicrania con aura, quella da abuso di farmaci sintomatici, la cefalea a grappolo e la nevralgia del nervo trigemino. Il mal di testa, oltre a presentarsi in manifestazioni diverse, affligge un gran numero di persone: stime recenti attestano che ben il 15% della popolazione del continente Europeo ne soffre, colpisce maggiormente gli individui di sesso femminile e ha una chiara matrice genetica.

I sintomi che si riscontrano afferiscono a un dolore di tipo pulsante, oppure trafittivo che, nella maggioranza dei casi, interessa un solo lato del cranio. Nel caso di emicrania con aura, la fase intensa è preceduta da una premonitoria costituita da disturbi visivi e sensoriali. La patologia del mal di testa è abbastanza invalidante in quanto interferisce con la routine quotidiana dato che può provocare anche nausea, vomito, vertigini e aumento della sensibilità a stimoli luminosi e uditivi.

Nonostante gli innumerevoli progressi in campo medico e gli studi sulla patologia, l’origine resta ancora poco chiara: una teoria accreditata ipotizza che si tratti di una malattia categorizzabile come neurovascolare.

Anche se quanto detto finora può sembrare sconfortante, arrivano buone notizie per chi soffre di mal di testa. Infatti, il Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA), si è mostrato favorevole per immettere in commercio l’Emgality (galcanezumab). Si tratta di un anticorpo monoclonale che agisce per prevenire gli attacchi emicranici e che appartiene ad una nuova categoria di medicine. La FDA in USA si era già pronunciata positivamente su Emgality a Settembre 2018.

Il farmaco in questione si attiva e va a bloccare le funzionalità del peptide associato al gene della calcitonina (CGRP): nello specifico la molecola è tra i responsabili delle crisi dolorose del mal di testa. L’Emgality è nel formato di soluzione iniettabile ed è rivolto a quei pazienti che trascorrono almeno quattro giorni al mese con l’emicrania.

Gli studi che hanno portato alla formulazione e alla successiva commercializzazione del medicinale sono supportati da notevoli risultati. Tre ricerche sono state condotte su 1780 soggetti con emicrania espisodica e 1117 con la variante cronica. A seguito di sei mesi di trattamento farmacologico, si è arrivato a ridurre le crisi di 1,9 giorni per il primo campione di soggetti e di 2 giorni per il secondo. Come tutti i presidi medici anche l’Emgality porta con sé degli effetti collaterali: i disturbi maggiormente evidenziati sono stati dolori nella zona di iniezione, vertigini e stitichezza. Inoltre, ancora non sono dimostrati gli effetti durante la gravidanza: essendo stato appurato che il mal di testa interessa soprattutto le donne, si tratta di un elemento chiave da conoscere.

In precedenza, a giugno 2018, erano stati presentati i risultati della fase 3 negli Stati Uniti che riguardavano pazienti con emicrania cronica su cui la terapia con Botox non aveva avuto effetti positivi. Anche oltreoceano i risultati erano stati molto incoraggianti: i soggetti a cui era stata somministrata una dose di 120 mg di Emgality avevano goduto di un beneficio di 3,91 giorni in meno in preda all’emicrania, mentre i pazienti a cui ne erano stati somministrati 240 mg, 5,27 giorni in meno.

Quindi Emgality sembrerebbe in grado di prevenire ogni tipo di emicrania, eppure purtroppo non è così. Si rivela infatti inefficace nel trattamento della cefalea a grappolo cronica. Probabilmente lo scarso risultato del trattamento di questa specifica variante della patologia, deriva dal fatto che la cefalea a grappolo è un complesso di disturbi neurologici di natura notevolmente più complessa rispetto alle altre.

Emgality ha così superato il primo ostacolo verso la possibilità di essere fruito dai pazienti, infatti adesso la decisione sulla messa in commercio in tutta Europa è rimessa alla Commissione Europea. Una volta concluso anche questo step, le risoluzioni circa il prezzo e il rimborso del farmaco verranno decise indipendentemente da ciascuno Stato valutando singolarmente il ruolo/uso all’interno del proprio sistema sanitario nazionale.

Questo articolo è stato redatto in collaborazione con il Professore Neurologo Fabio Antonaci.