A cura della psicologa psicoterapeuta Dott.ssa Francesca Cervati
Uno dei grandi problemi che affliggono il nostro secolo, dal punto di vista mentale, è sicuramente quello di percepire il “peso” di quello che crediamo possa essere il giudizio altrui: siano essi amici, parenti o sconosciuti, in situazioni lavorative o ludiche, questo fardello ci impedisce (talvolta) di essere veramente noi stessi, di esprimere liberamente il nostro pensiero o dissenso riguardo qualcosa.
Sappiamo veramente cosa pensano gli altri?
Leggere la mente altrui è cosa più da cartomanti in un parco giochi o da personaggi di fantasia, il lavoro che viene svolto normalmente da uno psicologo durante la psicoterapia individuale è cosa ben più profonda e articolata.
Inoltre, se anche se un professionista sapesse leggere la mente come un telepate, di sicuro non avrebbe comunque voglia di farlo durante una cena tra amici.
Una cosa invece molto più utile che normalmente fa parte di un percorso di psicoterapia individuale è quella di informare e aiutare la persona a comprendere alcuni meccanismi della mente, come funzionano e come invece “si inceppano” in una situazione di disagio psicologico: questa conoscenza, aiuta a formulare ipotesi riguardo il pensiero degli altri più oggettive e meno legate a credenze personali.
Tra i meccanismi cognitivi che possono essere utilizzati in un percorso di psicoterapia individuale c’è sicuramente la metacognizione.
La metacognizione e il suo utilizzo nella psicoterapia individuale
Abbiamo già affrontato in precedenti articoli l’argomento della metacognizione, definendola come la capacità di pensare sé stessi e pensarsi all’interno di una situazione, senza però avere totale consapevolezza del processo in atto.
La conoscenza dei meccanismi metacognitivi e della loro modalità disfunzionale permette a paziente e psicologo di lavorare insieme alla costruzione di strumenti e strategie più efficaci.
Il decentramento, spostarsi dal proprio pensiero
Una delle abilità sicuramente più importanti della metacognizione è la capacità di comprendere che il pensiero di chi ci sta di fronte non è per forza quello che noi crediamo: per esempio, possiamo essere in imbarazzo con un amico verso il quale pensavamo di aver fatto brutta figura dicendo una cosa inopportuna, ma magari lui ci ha riso sopra, se l’è dimenticato o non gli importava.
Il decentramento metacognitivo è proprio la capacità di analizzare una situazione da una prospettiva diversa dalla nostra, ovvero di capire che le altre persone possono agire in base a idee, credenze e scopi differenti rispetto a quelli che noi riteniamo essere quelli giusti.
A prima vista potrebbe sembrare un concetto relativamente semplice, eppure siamo talmente abituati a concentrarci su noi stessi che non è raro trovare persone che attribuiscono ad altri pensieri e comportamenti propri.
Il public self-consciousness
Per fare un esempio, nel disturbo d’ansia sociale esiste un meccanismo definito public self-consciousness, riconducibile alla sensazione che si proverebbe in quelle situazioni da film nelle quali una persona arriva a una festa e tutti si bloccano per osservarla.
Usare la conoscenza metacognitiva: la Terapia Metacognitiva Interpersonale
Un’idea dell’importanza delle abilità metacognitive, come il decentramento, ce la offrono gli studi dello psicologo Antonio Semerari elaborati successivamente nella TMI o Terapia Metacognitiva Interpersonale (Semerari et al., 2003; Semerari et al., 2008; Carcione et al., 2010; Dimaggio e Lisaker, 2010; Dimaggio et al., 2013).
Lo scopo della terapia è quello di utilizzare la metacognizione per consentire alla persona non solo di conoscere e attribuire a se stessa uno stato mentale, un pensiero o un ragionamento, ma anche quello di usare le conoscenze acquisite per riflettere sugli stati mentali altrui.
Riuscire ad applicare a situazioni reali queste funzioni metacognitive può condizionare positivamente il modo in cui affrontiamo i problemi e le diverse situazioni in cui ci troviamo.
In un percorso di psicoterapia individuale, imparare queste strategie consente di migliorare la capacità di affrontare la sofferenza personale, migliorando anche l’atteggiamento riguardo i conflitti interpersonali.