Il tumore al seno, o più tecnicamente carcinoma mammario, è la neoplasia più frequente in Italia; rappresenta infatti il 30,3% di tutti i tumori che colpiscono le donne e il 14,6 per cento di tutti i tumori diagnosticati in Italia ma, nonostante il lieve aumento dei nuovi casi riscontrati annualmente, il dato positivo riguarda la mortalità che è scesa dal 2015 al 2020 di 6 punti percentuali.
Fattori di rischio
Il tumore al seno dipende da molteplici fattori. Alcuni di questi non sono modificabili, come per esempio l’ETA’ e la FAMILIARITA’. Il rischio di ammalarsi aumenta infatti con l’invecchiamento e si stima che tra il 5 e il 7 per cento dei tumori al seno siano ereditari, cioè trasmessi attraverso particolari geni dai nostri genitori.
Gli ormoni hanno un ruolo primario nel valutare il rischio di ammalarsi di tumore del seno e sono fattori che, almeno in parte, possono essere modificati.
Aumentano leggermente il rischio un primo ciclo mestruale precoce (prima dei 12 anni) o una menopausa tardiva (dopo i 55 anni), ma anche l’assenza di gravidanze. Possono aumentare il rischio anche alcuni metodi contraccettivi orali come la pillola o alcune terapie ormonali per la menopausa.
Tra i fattori modificabili invece vi sono per esempio quelli legati alle abitudini alimentari: l’obesità e il sovrappeso dovuti ad un regime alimentare scorretto, sono un fattore di rischio. Modificando il nostro stile alimentare, aumentando il consumo di frutta e verdura (in particolare broccoli e cavoli, cipolle, tè verde e pomodori), contenendo il consumo di alcol al minimo e praticando attività fisica regolarmente, possiamo rinforzare la nostra “armatura”, il nostro metabolismo, e ridurre il rischio di ammalarci.
E’ stato riscontrato inoltre che l’allattamento al seno, che consente alle sue cellule una completa maturazione, le rende più resistenti ad eventuali trasformazioni neoplastiche.
Questi sono solo alcuni dei fattori di rischio che entrano in gioco quando si parla di tumore al seno e sicuramente la prevenzione e la competenza degli specialisti di settore possono venirci incontro nel fugare i nostri dubbi. Vediamoli insieme.
La prevenzione
La prima prevenzione si fa a casa, con l’autopalpazione che permette di individuare precocemente, trasformazioni del proprio seno, ma la sua efficacia in termini di screening è bassa. Costituisce quindi un di più ma non può sostituire mammografia, ecografia o un’accurata visita senologica presso un esperto senologo.
I programmi di screening oncologico nazionale sono stati creati per monitorare la situazione clinica del seno prevedendo mammografie gratuite con cadenza annuale o ogni due anni in funzione dell’età. La mammografia è indubbiamente il metodo più efficace per la diagnosi precoce. Viene effettuato attraverso una strumentazione apposita che permette di effettuare una radiografia del seno dall’alto al basso e lateralmente.
A questa si aggiunge l’ecografia mammaria, un esame molto utile soprattutto per esaminare seni molto giovani o densi ma indicata in ogni caso per un’analisi più completa del seno.
Per completare la nostra prassi preventiva è bene, almeno una volta all’anno, rivolgersi ad uno specialista come il senologo che visionerà la mammografia e l’ecografia, effettuerà se necessario un’ecografia diretta e saprà darvi tutte le informazioni necessarie per un corretto percorso di prevenzione rispondendo a tutte le vostre domande in merito.
Diagnosi
Nel caso in cui venisse riscontrata una formazione sospetta all’interno del seno, il senologo prescriverà esami più approfonditi da effettuare per identificarne la natura. La biopsia (agoaspirato), è generalmente il primo step. Può essere eseguita in un ambulatorio di senologia diagnostica e prevede l’inserimento di un ago all’interno del nodulo per prelevarne un “carotaggio” da analizzare.
Sul campione prelevato vengono eseguite diverse analisi per esaminare le caratteristiche delle cellule (esame citologico) o del tessuto (esame istologico) e permettere di comprendere se si tratta di tumore maligno o benigno.
Cura
Generalmente in presenza di un tumore maligno, si consiglia l’intervento chirurgico per rimuovere i tessuti malati.
Se possibile si ricorre alla chirurgia conservativa, ovvero a interventi chirurgici che mirano a “salvare” il seno, rimuovendo solo la parte in cui si trova la lesione. Nei casi in cui questo non è possibile, si deve asportare più di un solo quadrante di seno ma in molti di questi casi è possibile salvare il capezzolo e gran parte della cute.
La chirurgia è inoltre fondamentale per determinare la diffusione della malattia ai linfonodi ascellari. Asportando e poi analizzando i cosiddetti linfonodi sentinella, i medici sono in grado di individuare la presenza di cellule tumorali e definire così se sia necessario rimuovere parzialmente o totalmente i linfonodi ascellari.
Sia che si tratti di chirurgia conservativa o di mastectomia si può procedere alla ricostruzione del seno direttamente in fase di asportazione del tumore (salvo nel caso in cui si debba prima procedere a radioterapia post-operatoria; in questo caso è necessario attendere la fine della terapia per poi procedere alla mastoplastica).
Dopo l’intervento chirurgico è fondamentale una valutazione istologica e biologica per definire le terapie mediche di prevenzione così da ridurre al minimo il rischio che la malattia possa ripresentarsi o colpire altri organi.
La chemioterapia è utile, ma non sempre è necessaria, e viene prescritta dopo una valutazione personalizzata delle caratteristiche di ogni caso.
Alcune volte può essere necessario ricorrere all’uso della chemioterapia neoadiuvante, somministrata prima dell’intervento chirurgico per ridurre la dimensione del tumore.
Conclusioni
Come accennato all’inizio si può guarire dal tumore al seno. Affidarsi a medici specialisti ed effettuare gli screening annuali di prevenzione sono le strade da percorrere per l’individuazione precoce e la cura.