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Brindare a bollicine, sì ma quali?

I metodi di spumantizzazione del vino non sono tutti uguali, e tanto meno sono simili le bottiglie di bollicine dai vini frizzanti… insomma per chi ama sorseggiare con sapere, è bene conoscere meglio cosa si beve e da dove deriva!

Di certo iscriversi ad un corso degustazione vino Torino, significa anche guardarsi intorno sulla tradizione degli spumanti locali, e capire meglio se siano frizzanti naturali oppure frutto di uve particolari, metodi di vinificazione, e così via.

Come nascono gli spumanti

Brindare con cognizione di causa, nel caso degli spumanti, significa soprattutto conoscere i metodi di spumantizzazione. Un vino diventa uno spumante tramite un procedimento ben definito, che nasce da una seconda fermentazione del vino, che lo renderà ricco di bollicine e frizzante. Di certo non basta rimetterlo a fermentare, ma sicuramente la normale vinificazione dovrà subire la presa di spuma o spumantizzazione.

Si utilizzano prima di tutto uve particolari, soprattutto a bacca bianca come Pinot Grigio, Moscato e Chardonnay, fino al Pinot Nero a bacca scura. Esistono, poi due metodi di spumantizzazione per procedere: il metodo tradizionale e il metodo Charmat, nato in seguito.

La spumantizzazione classica

Il cosiddetto “metodo Champenoise”, definisce un protocollo di spumantizzazione nato nella regione francese Champenoise, patria dello Champagne.

Si provoca la rifermentazione del vino all’interno delle bottiglie, introducendo però per realizzarla, lieviti e zuccheri selezionati, detti liqueur de tirage.

Tali liqueur consentono al vino di acquisire la giusta pressione grazie alla presenza dell’anidride carbonica, dovuta alla rifermentazione del vino. Si parte dal vino base e dal taglio graduale con vini della stessa cantina, fino al taglio che subirà la presa di spuma, il cuvée.

Un cuvée si può effettuare con vini di varie annate o della stessa annata, e nel caso questa spumantizzazione andrà a creare uno spumante millesimato.

Dopo la presa di spuma avviene una maturazione del vino sulle fecce di circa 3 anni – queste cellule morte del lievito rilasciano i composti più sofisticati nel vino conferendogli un sapore esclusivo.

Segue la fase di scuotimento (remuage), in cui si inseriscono le bottiglie sui cavalletti e si rovesciano, ruotandole in modo che le fecce si depositino sul tappo e si eliminino alla stappatura.

Si arriva alla sboccatura, in cui il collo della bottiglia si congela, si toglie il tappo e si fa uscire il deposito delle fecce.

 

Si rabbocca poi il vino con uno sciroppo di zucchero e vino, il suddetto liqueur de tirage, e si determina il tenore degli zuccheri che può dare vita a spumanti brut, demi-sec, pas dosé (non dosati con zuccheri aggiunti).

Nelle bottiglie di spumante prodotte con tale metodo, troverete la dicitura “metodo tradizionale”, dato che la dicitura “Champenoise” è riservata solo allo Champagne.

La spumantizzazione a metodo Charmat

Questo procedimento è nato in tempi più recenti, grazie alla possibilità di fermentazione in contenitori pressurizzati, le autoclavi dove i lieviti selezionati si uniscono al vino si unisce, per trasformare gli zuccheri secondo le intenzioni di produzione degli spumanti.

Il metodo viene denominato anche Martinotti-Charmat, dato che è stato frutto di scoperte combinate alla fine dell’Ottocento di Federico Martinotti, enologo italiano,  poi adottate da Eugène Charmat, che realizzò attrezzature per mettere a punto e brevettare il metodo.

Questo metodo è più semplice e rapido per la produzione degli spumanti rispetto al metodo classico, la spumantizzazione avviene in modo veloce e a costi ridotti. Grazie a questa spumantizzazione industriale, si possono ottenere spumanti con un ciclo di lavorazione di 3-4 mesi, fino ai 6 mesi per gli spumanti Riserva.

Adesso potete capire cosa state degustando: uno spumante Charmat oppure uno a metodo tradizionale?