Viaggiare apre la mente, ci permette di allargare i nostri orizzonti, di fare esperienze nuove, di scoprire colori, profumi, suoni, tradizioni, culture altre. Ci consente di staccare dalla consueta routine e di ricaricarci, quando lo facciamo per piacere. Ci dà opportunità nuove, se lo facciamo per lavoro o per studiare.
Eppure, per molti il viaggio è un’esperienza estremamente stressante, difficile da gestire e che genera molta ansia. In alcuni casi, si può arrivare a sperimentare veri e propri sintomi di un attacco di ansia: tachicardia, respiro affannoso, nausea, pensieri colmi di preoccupazione.
È quella che gli esperti chiamano agorafobia. Questo termine, infatti, una volta indicava la paura (fobia) degli spazi aperti (agorà, cioè piazza in greco). Al giorno d’oggi, però, la si usa per definire un disturbo caratterizzato dal timore di rimanere intrappolati in un luogo o in una situazione.
I sintomi della paura di viaggiare
Ma quali sono nello specifico i sintomi della paura di viaggiare? Come dicevamo, i sintomi sono quelli di un attacco di ansia. A volte la paura è così forte da sfociare nell’attacco di panico vero e proprio.
È un’esperienza sconvolgente, in cui le reazioni fisiologiche del nostro corpo alla paura vengono percepite in modo distorto e interpretati come segnali di qualcosa di terribile. Quando abbiamo paura, infatti, avvengono delle particolari modificazioni corporee dovute all’attivazione della reazione attacco-fuga. Il nostro battito cardiaco accelera pompando più sangue nelle vene, la frequenza del respiro aumenta, i nostri sensi sono all’erta, i nostri muscoli si tendono. Tutto questo avviene perché il nostro organismo, di fatto, si prepara ad agire, a reagire a un potenziale pericolo.
Quando tutto questo avviene di fronte a una reale minaccia (per es. se incontriamo un animale selvatico nel bosco), siamo in grado di renderci conto di quel che ci sta accadendo. Quando si ha un attacco di panico, invece, queste reazioni fisiologiche si scatenano, in apparenza, senza che ci sia un motivo plausibile. Il pericolo è soltanto presunto. Si prova ansia per qualcosa che potrebbe accadere.
L’ansia, infatti, è una paura senza oggetto. È la paura della paura.
E quello che proviamo è il terrore puro. Temiamo di impazzire o, peggio, di morire.
Come evidenziato in questo articolo di Repubblica, chi manifesta la paura di viaggiare dichiara di averla sperimentata la prima volta all’improvviso, senza che vi fossero state avvisaglie di sorta. Magari stava guidando la macchina per raggiungere un luogo di villeggiatura e, di punto in bianco, ha avuto un attacco di panico. Indagando più a fondo, però, si scopre che dei sintomi c’erano già in precedenza. Un senso di disagio o di ansia che emergeva in alcune situazioni.
Il problema è che questo tipo di situazione può diventare molto invalidante e limitante. Questo perché, una volta che abbiamo sperimentato quel tipo di paura, cominceremo a cercare di evitare il tipo di situazione che la scatena. Si innescherà un meccanismo di evitamento, che cercheremo anche di razionalizzare, di giustificare a livello logico.
Paura di viaggiare in tempo di pandemia
Come racconta sul suo blog il dottor Manuel Marco Mancini, psicologo a Roma Eur, l’attuale situazione sanitaria, con l’esplosione della pandemia di Coronavirus a livello mondiale, ha accentuato la paura e l’ansia di chi già prima di ora provava disagio al pensiero di mettersi in viaggio.
C’è chi di fronte alla paura degli altri si è inventato un nuovo lavoro. SI tratta di un trevigiano di 43 anni, Stefano de Longhi, che ha deciso di fare il Covid traveller. In pratica, se si ha paura di viaggiare per il timore di contrarre il virus o magari perché si teme, al ritorno, di infettare la propria famiglia o, ancora, perché si teme di dover rimanere in quarantena o in isolamento in un altro paese, interviene lui. Viaggia al posto dell’imprenditore, si assume quel rischio e si fa pagare per farlo.
Al di là di questo curioso nuovo mestiere, come sottolinea lo psicologo Mancini, il Coronavirus non ha fatto che slatentizzare un’ansia pregressa.
La pandemia e il clima di tensione e paura che ha portato con sé ha fatto emergere in molte persone un’ansia già presente, acutizzandola. Un’ansia che stava lì, covava sotto le ceneri, si manteneva sotto la soglia di guardia, in attesa di manifestarsi con tutti i suoi sintomi più classici. Un’ansia che non dava particolari segni di sé, che riuscivamo a tenere sotto controllo e non ci impediva di lavorare, divertirci, avere relazioni.
Lo psicologo si domanda: cosa hanno in comune coloro che avevano paura di viaggiare già prima della pandemia e quelli che sperimentano questo timore adesso? La sua risposta: il timore di perdere il controllo.
L’ansia in generale ha molto a che vedere con la perdita di controllo, che viene percepita come inconcepibile, qualcosa che non ci si può concedere. Spesso vogliamo poter controllare tutto, in particolare quando viaggiamo. Dobbiamo organizzarci, programmare l’itinerario, sapere dove dormiremo, dove mangeremo, cosa vedremo. Quando “perdiamo la bussola”, ci sentiamo persi e abbiamo paura. Quello che ci genera ansia è l’incertezza, la paura per un futuro che non riusciamo a prevedere.
Paura di viaggiare: come superarla?
Come superare la paura di viaggiare? Qui di seguito puoi trovare alcuni validi suggerimenti per cercare di affrontare quel timore che ti coglie quando cominci a pensare a un viaggio.
Innanzitutto, cerca di non rimandare all’infinito la prenotazione. Per quanto possa rassicurarci il fatto di non affrontare la situazione che crea in noi tensione e stress, a lungo andare questo comportamento può diventare deleterio e fortemente invalidante. Si innesca quel meccanismo di difesa che in psicologia viene chiamato evitamento che, progressivamente, ci impedisce di vivere normalmente la nostra vita.
Cercare di organizzarsi prima di partire può aiutare ad alleviare l’ansia. Prenotare in anticipo, procurarsi i biglietti, trovare qualcuno che si occupi di casa in nostra assenza significa mettere insieme dei tasselli che ci danno la sensazione di avere un minimo di controllo sulla situazione. Bisogna ricordare, però, come evidenzia il dottor Manuel Mancini nel suo articolo, che bisogna lasciare un margine all’imprevisto, a quel che non si conosce. È il tentativo di tenere tutto quanto sotto controllo che porta alla perdita di controllo.
Fondamentale, per chi ha paura di viaggiare, è accettare la propria ansia. Bisogna sottolineare che questa emozione è del tutto naturale in situazioni nuove e sconosciute ed ha una sua funzione adattiva poiché ci permette di essere attenti e concentrati.
Il consiglio migliore, però, nel caso in cui si sperimenti un’ansia eccessiva è quello di rivolgersi a un esperto, a uno psicologo o a un terapeuta che possa aiutarci a trovare le risorse per superare le difficoltà e riprendere in mano la nostra vita.